ROAD TO NOVEMBER: Kanye West Presidente? It’s an old story

ROAD TO NOVEMBER: Kanye West Presidente? It’s an old story

Norberto Cristofori
ROAD TO NOVEMBER: Kanye West Presidente? It's an old story
Fonte: Die Presse

Nel 2013 il sociologo Driessens disse che il fenomeno della personalizzazione, cioè quello di mettere la personalità del singolo in primo piano, è sempre più in ascesa, soprattutto grazie allo sviluppo e al propagarsi dell’ideologia neoliberale.

Questo concetto ha intaccato negli ultimi anni sempre più il campo della politica, cambiando la visione che le generazioni precedenti avevano.
L’ideologia e i partiti non risultano più essere il nucleo delle nostre democrazie, ma il singolo candidato, la comunicazione e l’uso massivo dei social media.

L’ultimo esempio di questo fenomeno è stata l’elezione, per molti a sorpresa mentre per alcuni analisti prevedibile, di Trump come Presidente degli Stati Uniti d’America, primo candidato vincente senza nessuna esperienza o incarico politico o istituzionale.

Questa elezione, oltre ad aver provocato moltissime ripercussioni in svariati ambiti della politica (come quello economico, sociale, ambientale, diplomatico, etc.) ha semplicemente dimostrato come un soggetto del tutto fuori dalla politica ordinaria, possa comunque aspirare alla massima carica.
La questione della “migrazione tra diversi campi sociali”, così descritta da Driessens e altri autori, ha avuto il suo massimo risultato.

È vero che gli Stati Uniti hanno ampiamente dimostrato che sono una nazione che accoglie in modo molto positivo questi “cambi di carriera”, come con gli ex attori Ronald Reagan e Arnold Schwarzenegger.
Ma questo passaggio dallo showbusiness alla politica è risultato essere ancora più rapido di quanto molti esperti potevano immaginare.

Un esempio sono le scommesse già iniziate per le prossime elezioni negli Stati Uniti: i bookmaker che quotavano una vittoria di Trump 150 a 1 nelle elezioni del 2016, già nel 2018 valutavano 100 a 1 una possibile elezione di Kanye West alle presidenziali del 2020.

Due personaggi che arrivano dal mondo dell’entertainment, figure opposte eppure simili che potrebbero (non) finire con lo sfidarsi per la carica di presidente USA 2020.

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Il rapper Kanye West durante il suo primo rally in supporto alla sua candidatura come Presidente a North Charleston, South Carolina, U.S. Luglio 19, 2020. Fonte: REUTERS/Randall Hill

Kanye West è riconosciuto come uno dei più brillanti produttori discografici, oltre ad essere cantante, musicista, imprenditore e stilista.
Nato nel 1977 ad Atlanta, all’età di tre anni si trasferì a Chicago con sua madre quando i suoi genitori divorziarono.
West è cresciuto in un contesto molto agiato e culturalmente elevato.
Suo padre, ex membro delle Black Panther fu il primo fotografo nero al The Atlanta Journal-Constitution e sua madre, fu una professoressa di inglese alla Clark Atlanta University, e presidente del Dipartimento di Inglese alla Chicago State University prima di diventare la manager del figlio.
Frequentò corsi d’arte presso l’American Academy of Art di Chicago, ed era anche iscritto alla Chicago State University, ma decise di non proseguire gli studi per potersi concentrare sulla sua carriera musicale.

Ma durante gli MTV Video Music Awards 2015 di Los Angeles, Kanye West ha annunciato una “migrazione” dal suo campo in cui si è affermato, cioè che avrebbe corso per le presidenziali del 2020.

New ideas. People with ideas, people who believe in truth. And yes, as you probably could have guessed by this moment, I have decided in 2020 to run for president.

Parte finale del discorso di Kanye West agli MTV Awards

Molti media avevano liquidato questo intervento, sostenendo che un discorso di un personaggio abituato a non avere filtri comunicativi e con poca serietà sulle questioni più serie e importanti, aveva utilizzato quello spazio per ottenere maggiore attenzione.
Ma durante un’intervista radiofonica alla BBC, nell’agosto del 2016, è tornato a parlare di politica, concentrandosi soprattutto sulle questioni razziali.

Kanye West ha spiegato di non avere posizioni politiche, aggiungendo che ha una sua idea “sull’umanità, sulle persone, sulla verità”.
Oltretutto ha preso posizione sulla questione della violenza delle forze dell’ordine su le persone di colore, parlando di insensibilità delle istituzioni e dei mass media.

La recente vittoria di Donald Trump ha semplicemente dimostrato come un soggetto del tutto fuori dalla politica ordinaria, possa comunque aspirare alla massima carica.

Molti elettori il giorno stesso dei risultati delle elezioni si sono chiesti: se il protagonista di uno show televisivo è riuscito a diventare presidente, perché non può provarci con un rapper?
L’hashtag #kanye2020 e #yeezy2020 (Yeezy è il soprannome del cantante) sono diventati immediatamente trending su Twitter e sul sito Etsy erano già in vendita magliette, adesivi, spille dedicate all’impresa.

E non sono mancati neppure gli endorsement online. Dai colleghi Flying Lotus a Questlove dei The Roots alle migliaia di fan.
Anche l’ex Presidente Obama non è rimasto impassibile davanti a questa situazione. E durante una cena di raccolta fondi prima delle elezioni del 2016 ha detto riferendosi a West:

«Credete davvero che questa nazione potrebbe eleggere presidente degli Stati Uniti un nero che viene dal sud di Chicago e che ha un nome bizzarro?»

Per provare anche solo a concepire le possibilità reali di un cantante rapper nero di diventare presidente bisogna partire dai numeri nei seggi, identificando e cercando di capire chi potrebbero essere i suoi principali supporter e finanziatori e soprattutto chi davvero potrebbe votarlo
(oggi i dati gli danno possibilità pari allo zero).

Le elezioni americane del 2020 segneranno il trionfo dei millennials, cioè delle generazioni libere da ideologie e precise posizioni politiche, che si informano soprattutto sul web e che hanno la potenzialità di essere dei Everyday Makers per qualsiasi candidato.

La suggestione è che non solo una nuova generazione di elettori, ma una lobby di imprenditori provenienti dai millenials sia interessata a finanziare qualcuno più in sintonia col loro universo.
Pensiamo a Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, che ha preso precise posizioni durante la campagna elettorale del 2016 a favore dei democratici, oppure il 26enne Even Spiegel, co-fondatore dell’app Snapchat.
L’elezione di Trump e la messa in discussione dei classici meccanismi politici che hanno regolato le candidature passate dei due maggiori partiti negli Stati Uniti ha creato delle aspettative sempre più orientate al mondo dello spettacolo che al mondo della politica.

Il personaggio di Kanye West è in realtà diviso in due figure: quella della celebrità politica e quella, oggi ancora forse una boutade, del politico celebrità.
La differenza tra queste due tipologie di celebrità è principalmente la scelta di candidarsi o partecipare in prima persona all’attività politica in un paese.
West è sicuramente una celebrità politica. Ha finanziato la campagna elettorale di Hillary Clinton, ma ha fatto pure un endorsement per Trump prima delle elezioni.

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Fonte: CNBC

A livello di impegno politico, a parte una confusione di idee durante le sue interviste, l’unico elemento chiaro è il sostegno a favore dei diritti dei neri negli Stati Uniti.
Ha più volte condiviso il noto hashtag #blacklivesmatter, (le vite dei neri contano). Movimento nato dall’indignazione e della rabbia per gli omicidi di alcuni afroamericani da parte di poliziotti bianchi nel 2016.

Famoso fu un suo intervento in diretta durante un telethon americano a reti unificate per raccogliere fondi dopo l’uragano Katrina. Kanye West pronunciò la famosa frase George Bush Doesn’t Care About Black People e anni dopo lo stesso presidente dirà che fu uno dei punti più bassi della sua presidenza mettendosi a confronto con Johnson e lo scontro sulla guerra in Vietnam con il giornalista Cronkite che portò a dire la famosa frase: «Se ho perso Walter Cronkite, ho perso l’America moderata.»

Se il nuovo scenario politico post-Trump è un panorama dove l’esperienza politica ha poco peso e l’elemento fondamentale non è quello di saper elaborare un piano d’azione politico quanto riuscire a coinvolgere la pancia dell’elettorato fino a controllarne le emozioni, è un terreno spianato per una qualsiasi popstar.

Kanye West, pur con tutte le sue molte contraddizioni, è sempre riuscito a costruire un immaginario coerente e un’identità mediatica che il pubblico ha saputo riconoscere e accettare.
Saper proporre un’immagine di sé completamente trasparente verso i fan/elettori, essere senza filtri, e sembrare in continuo conflitto con il sistema sono state alcune delle ragioni della vittoria di Trump, e sono anche alcune delle caratteristiche del cantante rapper.
Come la capacità di ascoltare la rete e appropriarsi del suo linguaggio.

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Se invece, come dicono i sondaggi, gli americani vogliono appoggiarsi ad una figura che li traghetti fuori da una delle più gravi crisi economiche e li faccia “sopravvivere” ad una pandemia, la figura di West è in ritardo ormai di quattro anni.

Tre domande e qualche articolo per capire meglio di cosa parliamo:

  • La nostra società si è stancata dei politici di professione e cerca di sostituirli con soggetti esterni o sono i politici che sono sempre più simili alle celebrità?
  • I media hanno un ruolo in questo fenomeno?
  • Kanye West toglierà voti a Trump, avendo fatto endorsement per lui nel 2016, o a Biden, essendo un sostenitore del movimento BlackLivesMatter?

Letture suggerite

FORBES, Kanye West Says He’s Done With Trump—Opens Up About White House Bid, Damaging Biden And Everything In Between

VULTURE, Kanye West and the Media Are Once Again Playing a Dangerous Game

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