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A cura di Norberto Cristofori
La Celebrità: cos’è?
Una famosa frase di Andy Warhol nel 1968 diceva che «in futuro, tutti saranno famosi per quindici minuti.»
Lo spostamento dalla celebrità raggiunta per meriti, esempio accademici, sportivi, per un talento o una capacità in particolare, per la carriera ecc., oggi si è trasformata in celebrità attribuita senza particolari motivi.
La visibilità, un tempo, concretizzava un talento pre-esistente. Per esempio nel caso dei grandi artisti o nei calciatori o sportivi in generale, che sono tali ancor prima che la loro immagine si diffonda nello spazio pubblico. Poi, grazie soprattutto allo sviluppo e alla diffusione prima della televisione e poi dei social media, c’è tutta una categoria di celebrità che sono nate grazie agli strumenti tecnici, per i quali la questione del talento non è più importante.
Pensiamo per esempio ai protagonisti dei reality show, o ai cosiddetti YouTubers, il cui talento è riassumibile nella capacità di trasmettere carisma, simpatia, o bellezza, ma per i quali il talento specifico gioca un ruolo piuttosto debole. Questo culto delle celebrità moderne è legato al carattere pubblico e diffuso della loro immagine.
Assistiamo perciò a una specie di “democratizzazione della visibilità”, che quindi si accompagna ad una perdita di prestigio. Essere considerate delle celebrità deve essere raro, era questo il caso al tempo dello star system. Oggi, grazie al ruolo di piattaforme e tecnologie, soprattutto dei social media, questa visibilità ha perso una grande parte del suo potere di distinzione.
Il sociologo Karen Sternheimer, ad esempio, parla di un decentramento della produzione di celebrità: mentre in precedenza erano gli studi cinematografici a fare da “responsabili supremi nella creazione di celebrities”, oggi internet e i social media (ad esempio Facebook, YouTube) hanno creato il “fai da te” di celebrità.
D’altra parte, molti di questi mezzi, offrono ai suoi partecipanti un assaggio transitorio di celebrità, ma rimane il fatto che la forza che questi passano alle persone comuni spiana la strada per gruppi ai margini della società e questi si possono realizzare ed essere visibili pubblicamente.
Per questo che molti autori legano il fenomeno che abbiamo legato a YouTube alla parola “democratizzazione”.
La nozione di democratizzazione è in poche parole l’aumentato dell’accesso della gente (comune) alla scalinata verso la celebrità. Per alcuni autori e studiosi però non ha in sé un qualcosa di positivo. Per Turner, sociologo e studioso inglese, la «celebrità rimane un qualcosa di gerarchico ed esclusivo per una categoria, non importa quanto esso prolifera.»
Il fatto che il talento non sia più una condizione necessaria per la celebrità spinge milioni di persone a cercarla. Così da far diventare la celebrità un fine in sé.
Un esempio fu il matrimonio tra il principe di Monaco con l’attrice Grace Kelly, che provocò uno scandalo perché introduceva una categoria sociale sfavorita, all’epoca senza confronto, con il valore sociale della famiglia principesca.
Questa continua ricerca di visibilità, chiamata poi erroneamente democratizzazione della celebrità, è solo un ramo del discorso neoliberista che attraverso programmi di reality in televisione e le celebrità del web contribuiscono alla sua propagazione. Se da un lato i programmi come il Grande Fratello o siti come YouTube sono considerati come luoghi per esprimere sé stessi, dall’altro lato la persona viene trasformata in una nuova forma di merce, che può essere monetizzata e ridotta a un normale prodotto da scambiare.
Per quello che abbiamo detto fino a qua, possiamo constatare che oggi molte persone ricercano sempre più visibilità, dai programmi televisivi ai social, trasformando la loro influenza in lavori alternativi.
Come abbiamo già citato, nuove celebrità come YouTuber o Influencer stanno mettendo in difficoltà lo status sociale e di notorietà delle “celebrities con talento”, che cercano sempre più metodi o strumenti per evitare di uscire dalla scala sociale dello show business.
Uno di questi è sicuramente il processo attraverso il quale la celebrità utilizza sia la sua relativa autonomia come personalità pubblica sia il suo status di celebrità per sviluppare altre attività professionali sia all’interno del loro campo originale o per penetrare in altri campi sociali, che in termini sociologici si chiama “migrazione”.
Esistono due tipologie di “migrazione”: quella interna e quella esterna al proprio campo.
La migrazione all’interno di un determinato campo si verifica quando la celebrità diversifica le sue attività nel campo in cui essa stessa ha stabilito il suo stato di celebrità.
Questo possiamo notarlo soprattutto nel mondo dei media, dove è fondamentale stabilire una carriera più duratura, sulla base di uno status di celebrità che oggi svanisce molto più velocemente. Questo può essere visto come una risposta alla democratizzazione della celebrità (concetto che abbiamo analizzato sopra).
Questa migrazione interna delle celebrità è un fenomeno che è sempre esistito. Possiamo pensare a Oprah Winfrey, ad esempio, una delle più importanti presentatrici americane, che ha recitato in diversi film (ottenendo pure una Nomination agli Oscar), ed è stata anche doppiatrice. Oppure a Tom Hanks, due Oscar vinti come miglior attore, è stato anche regista, doppiatore, sceneggiatore e produttore.
L’altro tipo di migrazione è quella esterna, cioè quella che si verifica quando le celebrità forzano l’accesso in un altro campo sociale sfruttando il loro status di celebrità. Negli Stati Uniti, alcune stelle del cinema, per esempio, hanno convertito il loro status di celebrità in potere politico diventando governatori dello stato (Arnold Schwarzenegger) o anche presidente (Ronald Reagan).
Esistono però anche dei limiti per le celebrità per quanto riguarda la migrazione in altri campi sociali, soprattutto se decidono di “invadere” un campo molto fragile e mediatizzato come quello della politica. Mentre se nello sport e nell’intrattenimento una celebrità può fare facili dichiarazioni su alcuni argomenti, ad esempio tifare o fare commenti su una partita di calcio, altri temi hanno bisogno di più credenziali e più attenzione quando questi richiedono un elevato grado di coinvolgimento o conoscenza. In tali casi, non è sufficiente possedere una base di fan come fonte d’alimentazione o qualche legame personale con un politico.
Come tali, le migrazioni non sono un processo senza rischio per le celebrità, perché spesso non è chiaro in che misura il pubblico tollererà questa traslazione.
Parlando sempre di una “invasione” nel campo della politica, negli ultimi anni abbiamo assistito a sempre più figure dell’intrattenimento o celebrità dello sport che cercano di penetrare il mondo della politica, ma dobbiamo sottolineare che tale movimento è possibile anche in senso opposto. Pensiamo a un noto politico italiano come Walter Veltroni, è stato membro e segretario di partito, sindaco di Roma, si è candidato a diventare Presidente del Consiglio, e oggi ha intrapreso la carriera di regista.
Altri politici hanno deciso di migrare in altri campo come diventare membri di Consigli di multinazionali, di società sportive, esperti finanziari, ecc. Questo fenomeno ha generato una nuova forma di celebrità, chiamata “Celebrità Politica”.
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