Diritto e dovere significa obbligo a votare?

Milena Di Nenno

A cura di Milena Di Nenno

Votare è un diritto e un dovere del cittadino in ogni democrazia liberale. I cittadini hanno il diritto di decidere da chi essere rappresentati, e il dovere di scegliere per consolidare i valori democratici. Tuttavia, sembra che ci sia sempre più disinteresse nei confronti della politica, e in molti casi anche forte delusione scaturita da scelte passate. Nell’indecisione, è meglio non recarsi a votare, perché – detto all’italiana- “i politici sono tutti ladri che scaldano le poltrone.”

Evidentemente, questa problematica non viene riscontrata soltanto in Italia. Sono 22, infatti, gli stati del mondo in cui votare non è solo un diritto e un dovere, ma anche un obbligo di ciascun cittadino. Obbligo perché non recarsi alle urne comporta la restrizione di alcuni privilegi e, talvolta sanzioni pecuniarie.

In Uruguay, viene tolta la possibilità di lavorare in enti pubblici o di dare esami all’università. In Brasile, si viene privati del diritto a ottenere un passaporto o un mutuo statale. Restringendo il campo all’Europa, è obbligatorio votare in Danimarca, Cipro, Grecia, Liechtenstein, Lussemburgo e Belgio. In Belgio, ad esempio, si corre il rischio di dover pagare una multa tra i 30 e i 60 euro e, se non ci si reca alle urne per quattro volte in 15 anni, si può essere radiati dalle liste elettorali per 10 anni durante i quali non si può ricevere alcuna promozione, nomina o premio distintivo dalle autorità pubbliche.

In questi Paesi, l’obbligo al voto è una misura per contrastare il crescente fenomeno dell’astensionismo. Non a caso, è il Belgio che ha registrato la maggior percentuale di affluenza alle urne delle Elezioni Europee 2019. L’88,47% della popolazione belga ha votato per eleggere il Parlamento Europeo. In Italia, l’affluenza è stata quasi la metà, 54,5%. In Slovacchia, solamente il 22,74% della popolazione si è recata a votare.

L’affluenza per le Elezioni Europee permette sicuramente di confrontare diversi stati chiamati a votare per la stessa istituzione, ma porta alla luce problematiche che vanno oltre il voto, come ad esempio il ‘deficit democratico’ dell’Unione Europea o il ruolo che ciascuno stato ha avuto nel processo di formazione dell’UE. In molti sostengono che, quanto più i cittadini sentono l’istituzione vicina alle loro necessità, tanto più si recano alle urne. L’obbligo a votare è quindi la soluzione per avvicinare istituzioni e persone?

Sicuramente, l’obbligo di voto è una misura che riduce l’astensionismo, ma allo stesso tempo solleva molti dubbi, perché è necessario risalire alla radice dell’astensionismo, che in molti casi deriva da disinteresse della popolazione, dalla lontananza delle istituzioni dalla quotidianità dei cittadini, o dalla forte delusione per scelte passate.

  • Se l’astensionismo è riconducibile a disinteresse e delusione, l’obbligo a votare rimane funzionale?
  • È giusto rinforzare un diritto togliendo altri privilegi?
  • Considerando la situazione di Paesi come l’Italia, cosa potrebbe avere più effetti positivi, l’obbligo al voto o misure di sensibilizzazione dei cittadini al voto?

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