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Sono passati più di cento giorni dall’inizio delle proteste contro il regime corrotto di Aleksandr Lukašenko in Bielorussia. Ed ancora adesso, a dispetto della stanchezza, del sopraggiungere dell’inverno, della pandemia e dell’alta probabilità di essere malmenati o detenuti, centinaia di persone ogni domenica a Minsk scendono in piazza a protestare.
Si esce di casa senza sapere se si farà ritorno. Ci si prepara per uscire, portando con sé questa consapevolezza. Alcuni di manifestanti portano anche acqua e qualcosa da mangiare, nel caso vengano arrestati e lasciati senza cibo. Sanno bene che queste detenzioni sono frequenti e assolutamente arbitrare. A fronte del carattere pacifico delle proteste, la polizia e il personale di sicurezza sono stati infatti dispiegati in uno schema sistematico di uso non giustificato o eccessivo della forza contro manifestanti.
Iniziata il 10 agosto 2020, la protesta anti-governativa non smette e non indietreggia. Non ne ha alcuna intenzione. Il numero delle vittime della repressione sale di giorno in giorno. Ma la paura non scalfisce la determinazione di questo popolo che ha scelto di fare fronte unito per liberarsi di un regime che ha da tempo smesso di rappresentarlo. C’è una grande fiducia che un cambiamento sia alle porte: “abbiamo solo bisogno di più tempo,” dice il leader dell’opposizione Svetlana Tichanovskaja, in esilio in Lituania da dove continua a guidare il Consiglio di coordinamento, che riunisce gli oppositori al regime e gli esponenti della società civile.
La paura non ha ancora piegato il morale della gente, che si riversa numerosa per strada, chiedendo le dimissioni del presidente. Il clima delle proteste è di forte unità e di incredibile entusiasmo. Ed è proprio questo sentimento che eleva l’ideale di una “Bielorussa libera” a priorità individuale prima che collettiva. È la fotografia di un momento di irripetibile unità nazionale, di un paese che ha ritrovato coraggio, che si è emancipato dal terrore della repressione. Oggi la Bielorussia parla ad una voce sola.
L’utilizzo dello storico vessillo biancorosso è diventato – non a caso – il simbolo della protesta, rievocando l’antico sentimento democratico, patriottico ma soprattutto anti-autoritario in tutte le forze sociali che si oppongono al governo.
“Questa è la nostra terra. Andatevene dalla nostra terra!”
gridano i manifestanti alle forze di polizia schierate contro di loro. Persone che non avevano mai protestato in tutta la loro vita; persino molti degli ex elettori di Lukašenko, riempiono oggi le file dei dimostranti. Per molti di loro il silenzio pesava come una ammissione di colpevolezza, gettava ombra sul futuro dei loro figli e sulla propria dignità. Stare a guardare implica complicità con un governo oppressivo e violento, una volta di troppo.
Il movimento di protesta in Bielorussia ha messo in scena una delle più grandi manifestazioni antigovernative della sua storia, mobilitando disparati gruppi sociali, tra cui l’intellighenzia, la classe operaia, gli studenti, i pensionati e persino i disabili. Il paese intero partecipa a questa “rivoluzione di velluto”. È solo questione di tempo, dicono, e il regime cadrà e tutto questo ne sarà valso la pena.
- Che ruolo potrà svolgere l’appoggio dell’opinione pubblica russa nella scelta di Putin di abbandonare al suo destino il regime di Lukašenko, per ora tenuto in vita dal Cremlino?
- Considerando che Lukašenko, nei suoi 26 anni di governo, ha fatto “piazza pulita” di ogni oppositore o potenziale concorrente alla presidenza, quali sono le reali possibilità di cambiare la leadership politica Bielorussi
- Quali sono le carte in mano all’opposizione per vincere la partita per la democrazia?
Per ulteriori approfondimenti
L’ultima Rivoluzione in Europa, Internazionale 1376, 18 settembre 2020
BBC, The exile sacrificing everything for her country – 26 November 2020
Aljazeera, More than-200 detained in renewed Belarus-protests – 22 Nov 2020
Aljazeera, Belarus: Will Lukashenko make it to another election? – 16 Nov 2020
Aljazeera, Women of Belarus: A fearless cry for change – 24 October 2020
Urgent debate on the situation of Human rights in Belarus, 45th session of the Human Rights Council, Statement by Nada Al-Nashif, UN Deputy High Commissioner for Human Rights – 18 September 2020
East Journal, Bielorussia: Una nuova bandiera per capire l’origine delle proteste – 18 September 2020
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